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Giochi d'inganni

articolo di Arianna Galli per la rivista culturale cartacea Studi Cattolici, numero 731 del Gennaio 2022


Annotare parole. (ipotesi, impressioni, traumi congelati nel colletto). Pescatori che buttano le reti, fornelli accesi, allestiscono bancali nel piazzale. La distillazione separa le sostanze, evapora, condensa (?) Non è acqua limpida: ricci, mozziconi, chiocciole, bonsai, deposti dall’alta marea. Non vicendevoli rassicurazioni. Resta il fallimento, cedere.

Questi sono alcuni dei bellissimi versi dalla raccolta di Marco Pelliccioli L’inganno della superficie, edizione Stampa 2009, in copertina una natura morta contemporanea di Giorgio Vicentini, una struttura vitrea, ricurva, dai mille giochi di riflessi, immersa in uno sfondo rosso sangue.


«È un vero poeta narratore, che sa comporre, nella diversa evidenza delle situazioni, il proprio articolato racconto, che si realizza anche attorno a personaggi che impariamo a conoscere, l’Angiolina e il Nino e un’altra miriade di personaggi secondari, nelle loro vicende di ordinaria umanità, carica di oggetti nei quali resta impressa, per chi sa coglierla, la loro stessa storia.»


Così lo presenta nella prefazione Maurizio Cucchi, importante poeta, critico letterario e traduttore italiano.


Pelliccioli crea o meglio ricrea con la sua poesia percorsi, strade attraversate da anime perse, senza più un’identità.


Si vede nei suoi versi l’uomo che viene strappato via dal mondo agreste e trasportato in città vuote, in cui manca un senso, una verità, in cui rimane solo effimera e fuggevole apparenza.


È così che viene contrapposta la dolcezza amara della famiglia povera, ma unita, di Angiolina all’assurdità e vacuità dei personaggi e nuovi vocaboli del mondo contemporaneo.


Sollevare dei pesi, deporli, sbirciare la madre: le dita storte, l’unghia giallognola del piede che strizzano lo straccio, premono le scale. (i figli dal balcone, immersi nella nebbia, aspettano Angiolina, il brodo, la coperta lisa per dormire insieme)

L’uomo-agenda affronta “meeting” con “remind”. “Schedula” appuntamenti “weekly” rinchiuso in palazzi verticali.

CHAT: Hai “postato”? No. Io l’ho fatto quando mi è successo. Non è una bella cosa. Tanto non si vedrà. Dici che resta il segno? Sì, ma puoi sempre dire che è stato il gatto. Mi hanno legato i polsi. La diagnosi? Non c’è

Nella raccolta, la poesia si alterna alla prosa poetica, la dolcezza della natura ai paradisi artificiali quanto privi di significato, il senso di umanità a quello di caos ed estrema leggerezza dell’uomo che non vive più ma solo esiste, cogliendo solo l’attimo presente di una superficie che ingoia nell’inganno lacrime comuni e non più la verità che illumina, l’amore che scalda e che rende gli uomini umani.



il numero cartaceo in cui è contenuto l'articolo è acquistabile al seguente link:



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