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Milano segreta

articolo di Arianna Galli per la rivista culturale cartacea Studi Cattolici, numero 734 dell'Aprile 2022


Milano è la città ideale per andare a passeggio. Non ti aggredisce, non ti stuzzica molesta con l’esibizione delle sue meraviglie. Ti lascia camminare in pace, libero e trasognato. Non si impone a tutti i costi, non dissemina le sue vie di monumenti e bellezze accattivanti. Milano è lo spazio ideale per il flâneur. Infatti nelle sue strade si può osservare, ogni giorno, il senso della città, la sua sostanza.

Così scrive Maurizio Cucchi nella nuovissima edizione, ampliata e aggiornata, del volume pubblicato da Mondadori uscito nel 2007 La traversata di Milano, guida che non parte dalla descrizione dei monumenti della metropoli lombarda, ma dalle opere letterarie di chi è stato colpito nella profondità dell’anima dalla bellezza segreta e riservata di Milano, di chi l’ha abitata, di chi l’ha amata.


È come se nelle pagine del libro vedessimo scorrere davanti ai nostri occhi le immagini osservate da un ideale flâneur che si perde nel labirinto di vie che è Milano.


Flâneur, termine bellissimo e intraducibile con una parola sola in italiano, coniato da Charles Baudelaire, il tenebroso poeta simbolista innamorato della città di Parigi e della fragilità e dolore dei suoi abitanti, il quale nella sua opera Pittore della vita moderna definisce appunto il flâneur come un «caleidoscopio dotato di coscienza», ovvero il passante senza fretta e senza meta, capace di immergersi nelle vie e nella folla umana nelle sue infinite forme e colori, senza perdere però la propria individualità, osservando e dipingendo dentro di sé quelle figure molteplici riunite in un unico mosaico.


Ed è proprio questo che accade nel libro di Cucchi: Milano viene rivelata nei suoi monumenti, nei suoi splendidi parchi e giardini pubblici e persone fragili e al tempo stesso generose che la abitano attraverso frammenti, pagine di letteratura: da Stendhal che nell’epigrafe della tomba si auto-definisce milanais, tanto era innamorato della città il cui Duomo sembra un «castello di marmo» e dal grande poeta seicentesco milanese inventore della figura del Meneghino Carlo Maria Maggi, fino ad autori più vicini a noi come Gadda, celebre autore del capolavoro La cognizione del dolore che nella varietà della sua opera ha saputo esprimere come pochissimi un carattere dello spirito e della cultura milanese, quella passione morale, quella tensione a volte anche feroce, che arriva a increspare la pagina fino a introdurre modalità espressive nuove, fino a stravolgere il linguaggio con invenzioni di getto; come Sereni, che Cucchi descrive come «grande uomo, grande poeta, grande innamorato della vita», tanto che il titolo stesso di questo libro è una citazione e omaggio a Lui; come Milo de Angelis, la cui grande poesia dipinge con una parola essenziale e potente la periferia di Milano nei suoi anonimi squallori; come Giovanni Raboni, nella sua poesia strettamente intrecciata a Milano e alla visione della società umana come una comunità dei vivi e dei morti; come Franco Loi, poeta genovese di nascita ma che scrive le sue opere più intense in un dialetto milanese atipico, ancora più bello e poetico perché creato e vissuto quotidianamente sopra la propria pelle, nella propria esperienza personale autentica.


La traversata di Milano ci insegna così a «inciampare sulle parole come sui ciottoli» –per riprendere un verso dal componimento di Baudelaire Le soleil – di una Milano meravigliosa nei suoi giochi di vedo-non vedo, nella sua casta, nascosta, segreta bellezza.



il numero cartaceo in cui è contenuto l'articolo è acquistabile al seguente link:




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