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Misera, provocatoria realtà

articolo di Arianna Galli per la rivista letteraria Satisfiction per il 3 marzo 2022


Unico sudamericano ad essere stato inserito nel Canone Occidentale dal critico Harold Bloom come «uno dei più grandi poeti dell’occidente», capace di influenza sui versi di Roberto Bolaño (lui stesso dichiarerà «A lui devo tutto») Nicanor Parra, diamante della poesia cilena, ha fatto rivoluzione, ed è questa rivoluzione che entra nelle librerie italiane con la nuova antologia poetica di Bompiani L’ultimo spegne la luce.


“Le risate in questo libro sono squallide!” sosterranno i miei detrattori,/ “Invece di sospirare, in queste pagine si sbadiglia!”/“L’autore si fa capire a starnuti!”

La musica della poesia di Parra è quella della vita reale, lontana dalle armonie della poesia letta sino ad allora, come quella di Neruda e di Gabriela Mistral che era caratterizzata da un registro alto, da una musicalità e immagini armoniose e astratte, lontana dal vivere quotidiano: la sua è un’anti-poesia che non vuole incantare, ma scuotere e rivelare senza allusioni la miseria del mondo contemporaneo. E questo mondo toccò e visse fino in fondo, nei suoi centoquattro anni di vita, dal

1914 al 2018, osservandolo cambiare dall’osservatorio privilegiato, dal punto di vista sociologico, dalla sua cattedra di matematica e fisica dell’Università del Cile, a Santiago.


Irriverente, provocatoria, lacerante la sua poesia penetra il corpo e lo crepa. Lui stesso afferma che le proprie composizioni sono come montagne russe, su cui il lettore può salire, se gli va, ma poi finirà per scendere «sputando sangue da bocca e narici». I suoi versi irrequieti rompono qualsiasi regola, dipingendo scene che nessun altro poeta sino ad allora si sarebbe mai sognato di creare, aspirando ad un’essenzialità priva di apparenze.


Nella sua opera le parole d’inchiostro nero diventano concrete e materiche: pesano, disposte talvolta nello spazio a suo piacimento, creando come dei disegni, dei percorsi sospesi nell’aria dello spazio bianco, dove perfino la semplice ripetizione di una croce (e questo è il caso dei Sonetti dell’Apocalisse) diventa poesia.


Ma l’apparente follia dei suoi versi non fa altro che tuffarsi nell’amarezza della realtà: la sua poesia ritrae con pennellate essenziali lo squallore e liquidità della società contemporanea e la gente nel suo anonimo dolore.


Credo che morirò io di poesia/di quella malinconica ragazza/io non ricordo ormai neppure il nome./So solo che passò per questo mondo/ come una colomba/ fuggitiva:/ io l’ho dimenticata, lentamente,/ come tutte le cose della vita.

Le sue poesie, che sembrano apparentemente opere surrealiste, in realtà ritraggono realisticamente nient’altro che l’assurda e grottesca quotidianità contemporanea, che l’umanità non ha il coraggio di accettare, ricercando con la sua spietata ironia, tra le rovine della Terra da lui distrutta, la verità.


L'articolo si può leggere anche nel sito ufficiale di "Satisfiction" al seguente link:










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