articolo di Arianna Galli per la prestigiosa rivista culturale cartacea Studi Cattolici, numero 737/38 del Luglio-Agosto 2022
Gli esseri senza nome devono essere raccontati: questa è la convinzione di partenza de La memoria dei senza nome, pubblicata da Il Leggio Libreria Editrice nella collana Radici, ultima raccolta del poeta, autore di altre cinque brillanti raccolte di versi, Luca Ariano.
E questo proprio perché, secondo l’autore, l’indifferenza non è vita: esattamente come fece Manzoni con il grande romanzo storico I Promessi Sposi, Ariano crede che si debba riportare alla luce la memoria dei senza nome, degli anonimi, come atto di ribellione a un racconto storico che preferisce dare voce solo ai personaggi celebri piuttosto che alle persone semplici, che hanno creato forse più dei primi la Storia, tessendola con le loro piccole mani.
Questo è un approccio che ricorda sicuramente anche quello della scuola degli Annales la quale, sotto la guida di Fernand Braudel, rivoluzionò il pensiero storico a metà Novecento contrapponendo a una histoire événementielle, ovvero una storia fatta di grandi avvenimenti, una histoire sociale, ossia una storia che si origina a lungo termine grazie agli insiemi di vite quotidiane della gente comune .
Le vite di Nena e Giggino, i racconti di guerra, i frammenti di vita vissuti dall’autore stesso si intrecciano armoniosamente attraverso frequenti salti temporali, come per rivelare un’appartenenza a una stessa umanità , a una stessa vita, caotica, complessa, stratificata e allo stesso amaramente meravigliosa.
È così che nelle poesie, che si mescolano a varie citazioni – che sono allo stesso tempo approdi e radici, di cantanti, letterati, filosofi – , Luca Ariano racconta storie da lui ascoltate o vissute, dipingendo uomini e donne catturati nella loro concretezza e vitalità , evocando ogni dettaglio, ogni luogo, ogni fase della vita.
La Bora sospinge i pedali della bicicletta portandoti verso casa. Luce soffusa e profumo d’arancia, tra gambe intrecciate... lunghi baci, mentre batte la pioggia sulle imposte. Negli occhi la rivedi bambina, davanti a campi fioriti di rose e orchidee: quanti ulivi vide seccati? Abbattuti dalla mano di uomini avidi.
Nella raccolta, Luca Ariano, attraverso una musicalità dolce-amara, raffigura uomini nei loro drammi quotidiani, nelle loro inquietudini, nei loro ricordi del passato, quasi si voltassero a guardare indietro i cari perduti come Orfeo con Euridice, evocando la loro vita nella sua concretezza più vera, tra il dolore e gli attimi di gioia, tra i profumi e la terra incendiata, creando un meraviglioso grande ritratto di un’umanità che ritrova un’identità , le sue radici, un nome, attraverso la parola.
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