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Meditare suoni

articolo di Arianna Galli per la rivista culturale cartacea Studi Cattolici, numero 730 del Dicembre 2021


Bellezza è eternità che si contempla in uno specchio. Ma voi siete l’eternità e siete lo specchio.

Con questo splendido aforisma del poeta di lingua araba Kahlil Gibran si apre questa delicatissima e meravigliosa nuova raccolta poetica della pittrice e poetessa Silvia Venuti: Contemplazioni.


Contemplazione è una parola che deriva dal verbo latino contemplor, nato dall’unione della particella cum, che indica compagnia o simultaneità, e dal termine templum, che significa spazio celeste, in particolare quell’area del cielo delineata nell’aria dall’Augure, sacerdote dell’antica Roma, con un ampio movimento del lituo, il suo scettro, per osservare in essa il volo degli uccelli, entrando così in comunicazione con gli dei, parlando con loro, conoscendo da loro il futuro.


La contemplazione dunque è un osservare che porta a contatto con una dimensione che va oltre quella umana, una dimensione metafisica, profonda, veritativa.


Nella prima sezione, Occhi aperti, l’io lirico osserva il mondo della Terra, dipingendo le sue immagini: immagini di una Natura che canta con la luce, in cui anche solo l’ombra delle foglie svela una verità infinità.

Le parole aria, acqua, luce, solco, onda, mare si intrecciano in abbracci fonici alle parole silenzio, suono, tenerezza, trasparenza, anima, sguardo.

C’è come una festa nell’aria per quello straripare di luce sulle foglie e sull’acqua. La vita nel buio prende la misura di un canto. C’è chi amando possiede il mondo.

Con la seconda sezione, Palpebre socchiuse, inizia un nuovo percorso in equilibrio tra la luce, i colori, la superficie del mondo e l’ombra, il silenzio, la meditazione, la realtà profonda, per poi approdare all’ultima sezione, Oltre lo sguardo interiore, una ricerca infinita della verità e del senso e della bellezza dell’umano.


Si svuotano i sogni: umane proiezioni non lasciano corpi sul campo, non domandano il nostro dolore. Non chiedere: non c’è risposta. Stare nel presente come fosse un rito, il vero è alle spalle fino al risveglio.

Come nei suoi quadri, Silvia Venuti rappresenta nelle sue poesie, con una scrittura silenziosa e penetrante, una Natura viva, quasi umana, che parla, che tesse nell’aria la verità, fino a fare ascoltare, a chi la contempla, il respiro degli angeli.




il numero cartaceo in cui è contenuto l'articolo è acquistabile al seguente link:



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