articolo di Arianna Galli per la rivista culturale cartacea Studi Cattolici, numero 735 del Maggio 2022
Gennaio convoca la congrega di cigni fa dell’acqua una corona d’incontri, un segno per ritrovarsi, dove l’immagine non è il doppio di se stessa, ma l’inizio di un percorso che ripropone insieme il tempo e il luogo.
Questi versi, tratti dalla nuova raccolta di Pier Cesare Ioly Zorattini Quando c’erano i luoghi, sembrano riassumere il senso dell’intera opera: un percorso poetico di immagini nitide e concrete – che non sono altro che un’occasione per parlare del tormento interiore dell’io lirico – , strettamente ancorate a un tempo e a un luogo, come sottolinea il fatto che, come ne L’Allegria di Ungaretti, ogni componimento è accompagnato dall’indicazione della data e della città dove è stato creato, come ad indicare che lo scenario è il punto di partenza per la riflessione che connette gli elementi sparsi del reale arrivando alla realtà al di là esso, arrivando all’io.
Sgronda rosso, oltre l’ospedale, l’autunno umano dei rampicanti.
In un’Odissea che ci porta da Udine, Grado, Trieste, Padova, Monfalcone, Brazzacco, Lignano Pineta, Casarsa della Delizia, Porto Piccolo a Cortina D’Ampezzo, Roma, Parigi, Pavia, il poeta cerca una pace ancorandosi agli elementi peculiari dei luoghi che osserva con uno sguardo profondo e colorato come un mare in tempesta, tentando di uscire dall’Inverno, l’inverno con la "i" maiuscola, che indica una desolazione, un gelo spirituale: è appunto questa parola a ricorrere frequentemente nelle poesie di questa raccolta in cui l’autore ha il desiderio disperato di ritrovare la Primavera dell’anima.
I corvi annunciano il maltempo a colpi di scure: l’Inverno è già dentro di noi, ma nel nostro cuore è già il tempo delle promesse. Dalle morie dei fossi sale il cielo dei tuoi occhi. - a M., per un'anniversario.
Così, questa raccolta sembra opporsi alla realtà contemporanea di quelli che il sociologo Marc Augé definisce come non-luoghi, ovvero luoghi privi di identità , di radici, di una storia, luoghi anonimi, ma che danno sicurezza, perché uguali gli uni agli altri, ideali per la velocità e la superficialità del tempo della società liquida.
Pier Cesare Ioly Zorattini, attraverso una musica ruvida e tagliente, gelida come il suo Inverno interiore, ci fa toccare i luoghi, luoghi meravigliosi nella loro diversità , creando un cammino per chi nella vita sfuggente del mondo d’oggi si vuole fermare ancora a ritrovarsi nel proprio passato, nella propria storia, nella propria profondità .
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